Dalla cava ai cantieri stradali
- Attività di estrazione
Il termine “cava” indica uno scavo di materiale inerte, utilizzabile come base per realizzare prodotti da impiegare nelle costruzioni civili e in numerosi prodotti industriali. Per estensione, ci si riferisce anche al luogo dove viene effettuato lo scavo.
L’attività estrattiva prevede una precisa progettazione, al fine di garantire la compatibilità ambientale in tutte le sue fasi e un corretto recupero dell’area al termine della coltivazione. Per questo motivo, il progetto di coltivazione delle cave deve essere comprensivo di quello di ricomposizione ambientale. Il progetto nel suo complesso, necessità dell’approvazione da parte delle Autorità competenti.
Le cave di proprietà di Gruppo Adige Bitumi sono di due tipologie: cave di monte, costituite da depositi creatisi a contatto con le pareti rocciose, e cave di pianura, che prevedono l’escavazione al di sotto del piano campagna di depositi alluvionali.
- Lavorazione degli inerti
Il tout-venant, ossia un misto naturale proveniente dalla cava, viene lavorato negli stabilimenti produttivi mediante specifici impianti, che possono essere fissi o mobili. Attraverso la frantumazione (primaria, secondaria e terziaria) si riduce progressivamente di dimensione fino a ottenere le classi granulometriche necessarie alla produzione di conglomerati bituminosi o di altri materiali destinati alle costruzioni (p.es. calcestruzzo). La selezione delle varie frazioni granulometriche avviene tra i diversi stadi di frantumazione mediante vagli vibranti.
Inoltre, durante la vagliatura, gli aggregati vengono lavati per rimuovere le frazioni più fini che, se rimanessero aderenti ai pietrischi frantumati, provocherebbero problemi di adesione tra aggregato e bitume nella produzione di asfalto. Una particolarità: l’acqua di lavaggio degli inerti viene riciclata. Difatti, attraverso il processo di clariflocculazione e di filtropressatura del fango derivante dal lavaggio degli inerti, l’acqua viene separata dai limi: l’acqua viene reimmessa nel ciclo produttivo, mentre il limo viene impiegato per la ricomposizione ambientale del sito estrattivo.
- Deposito aggregati
Dall’impianto di frantumazione inerti, dei nastri convogliatori portano i vari materiali a deposito in cumuli differenziati in funzione delle pezzature. - Produzione conglomerati bituminosi
Il conglomerato bituminoso è costituito da una miscela di aggregati rocciosi, filler, bitume ed eventuali additivi. Gli inerti costituenti il conglomerato vengono caricati all’interno delle tramogge dei predosatori. Da qui, la quantità di ciascun materiale viene pesata in funzione del mix-design da produrre, e convogliata dentro il tamburo essiccatore. Si tratta di un cilindro rotante, rivestito internamente di palette che consentono agli inerti di scorrere lungo il tamburo verso la fiamma di un bruciatore. All’interno del tamburo gli aggregati raggiungono una temperatura superiore a 150°C, al fine di rimuoverne l’umidità che non ne favorirebbe l’adesione con il bitume.
Mediante delle catenarie a tazze, gli inerti essiccati vengono portati in cima alla torre di mescolazione e suddivisi nuovamente per classe granulometrica. Nel mescolatore, dotato di due alberi a palette contro-rotanti, gli aggregati si mescolano con il bitume, filler ed eventuali additivi. Ogni 30-40 secondi termina la mescolazione di un impasto, e il conglomerato prodotto viene scaricato dentro dei silos coibentati di stoccaggio temporaneo, in attesa di essere caricato sui camion in direzione cantieri stradali.
- Cantieri GAB
La fresatura, eseguita con frese o scarificatrici a freddo, consente di:
– asportare il conglomerato bituminoso invecchiato per un suo successivo riutilizzo;
– eliminare uno strato di pavimentazione invecchiato o ammalorato per sostituirlo con uno nuovo, evitando sopra-elevamenti del piano stradale rispetto alla situazione precedente;
– irruvidire il piano di posa del conglomerato bituminoso, favorendo l’aderenza tra vecchio e nuovo strato di pavimentazione.
Le frese sono dotate di un tamburo rotante dentato che scarifica il pacchetto di pavimentazione fino alla profondità desiderata, e di un nastro che consente di caricare il materiale asportato direttamente sui camion.
Per favorire l‘adesione tra la vecchia pavimentazione e la nuova, è necessario applicare una “mano d’attacco” di emulsione bituminosa, una miscela che viene stesa da appositi camion dotati di cisterna e barra spruzzatrice comandata da un software per il dosaggio ottimale.
Si arriva dunque alla fase di stesa e compattazione. Il conglomerato bituminoso, una volta prodotto presso gli stabilimenti, viene trasportato nei cantieri stradali dove viene posato in opera da appositi macchinari chiamati vibrofinitrici, a una temperatura tra 150 e 180°C secondo la sagoma e gli spessori previsti da progetto. La compattazione finale, attività fondamentale per la buona riuscita del lavoro, viene eseguita da una seconda macchina, il rullo compattatore.
Tutte le opere esigono un’attenta pianificazione, supportata da un’efficiente organizzazione logistica affinché la realizzazione venga portata a termine nei tempi e con le caratteristiche tecnico-prestazionali stabilite.
- Recupero e lavorazione del fresato
I materiali estratti da cava non sono gli unici inerti utilizzati nella produzione del conglomerato bituminoso, c’è anche il fresato. Questo, una volta recuperato dai cantieri stradali è un rifiuto che, se gestito nel rispetto della vigente normativa, può diventare risorsa.
Il fresato rimosso e inviato agli stabilimenti dotati di specifiche autorizzazioni ambientali, viene stoccato su piattaforme ecologiche impermeabili dotate di impianto di trattamento delle acque di prima pioggia. Il trattamento a cui è sottoposto è limitato alla frantumazione delle frazioni grossolane e alla selezione in classi granulometriche omogenee. Infine, una volta eseguita la dovuta caratterizzazione fisico-chimica, cessa di avere la qualifica di rifiuto e può essere nuovamente impiegato per la produzione di conglomerato bituminoso.
In tutti i siti di Gruppo Adige Bitumi viene costantemente monitorata l’attività di recupero del fresato, al fine di ottimizzare le lavorazioni e ridurre l’utilizzo di materia prima.